Tumore del pancreas, si studia il vaccino terapeutico
Il Pnrr destina 950mila euro alla Fondazione Molinette onlus per la ricerca di un nuovo vaccino a Dna di seconda generazione
Ė chiamato, a ragione, il big killer dell’oncologia e in Italia colpisce circa 14mila persone ogni anno. Per sconfiggere il tumore del pancreas, che ha stroncato la vita di Gianluca Vialli, la strada è ancora lunga ma una prima speranza potrebbe arrivare dallo studio di un vaccino a Dna di seconda generazione. Il progetto, come annunciato dall’agenzia Ansa, è coordinato da Francesco Novelli, professore ordinario di Immunologia e direttore del dipartimento di Biotecnologie molecolari e Scienze per la salute dell’Università di Torino e un significativo apporto arriva dalle risorse del Pnrr, 950mila euro destinati all’ospedale Molinette e alla Fondazione di ricerca che condurrà lo studio in collaborazione con l’omologo reparto del Policlinico Giaccone di Palermo, diretto da Serena Meraviglia. L’approccio, in combinazione con la chemioterapia, sembra ritardare la progressione della patologia in modelli animali, senza tuttavia eradicarla del tutto. Grande scalpore suscitò, nei primi mesi del 2022, l’annuncio della stessa malattia da parte di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, il rapper che scoprì per caso, grazie a un esame approfondito, l’anomalia del pancreas e riuscì a eradicarla prima che degenerasse. La diagnosi precoce in questi casi è elemento determinante per evitare l’esito infausto, che oggi costituisce la quarta causa di morte per le donne e la sesta per gli uomini, con una sopravvivenza a 5 anni di appena l’8%. Solo il 3% di chi si ammala riesce a sopravvivere 10 anni. Di questa malattia esistono diverse forme: la più comune è l’adenocarcinoma ma in tutti i casi è un nemico silenzioso che non si manifesta con sintomi riconoscibili. Ignote ancora le cause della malattia, che ha origine nelle vie che trasportano gli enzimi digestivi prodotti dal pancreas e che porta le cellule delll’organo a moltiplicarsi in modo incontrollato. Tra i fattori di rischio, il fumo è considerato uno dei principali: eliminarlo aiuta a prevenire la malattia, così come possono fare molto un’alimentazione e uno stile di vita sani. Un ulteriore apporto alla ricerca potrebbe arrivare dalla intelligenza artificiale per controllare l’esito delle terapie e dalla identificazione delle cellule staminali motore delle metastasi, aprendo la strada a possibili farmaci per neutralizzarle.