Ucri Forlanini: alla ricerca dei fondi perduti
Ucri Forlanini: i sindacati di categoria, insieme ai parenti dei ricoverati, lamentarono fin dall’inizio l’impossibilità di gestire una struttura siffatta. Alta intensità di cure con poche risorse umane a disposizione. “Si vogliono fare le nozze con i fichi secchi – protestarono all’unisono – si creano centri di eccellenza per mera operazione di immagine, anche in presenza di tagli ai servizi essenziali e blocco delle assunzioni del personale”. A distanza di tempo, possiamo dire che i fatti hanno dato loro ragione. L’unità di cure intensive per pazienti in stato vegetativo e minima coscienza, dopo un lento avvio sembra incamminarsi verso il declino. “Una vicenda che assume contorni desolanti” come sostiene il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, che spiega: “Inaugurato in pompa magna nel febbraio 2011dal presidente Napolitano, il centro ha mostrato fin dall’esordio piccole crepe che ora sono diventate una voragine. La precarietà delle scelte strutturali non è stata mai sanata: medici con contratti a scadenza semestrale, logopedisti con borse di studio, infermieri sotto organico e con rapporti precari di collaborazione; tutti contratti finanziati con fondi non regionali, a fronte di un finanziamento annuale di un milione seicentomila euro già erogato dalla Regione Lazio per l’anno 2011 e per il 2012 e dal promesso finanziamento biennale per lo stesso importo previsto per il 2013/14. Perché, a fronte di un finanziamento dedicato, la copertura economica delle figure essenziali per il servizio è ricaduta su fondi esterni di cui non è garantita continuità?” si chiede Maritato. Identica preoccupazione è stata espressa dai familiari dei pazienti assistiti e dagli amministratori di sostegno che, riuniti nel comitato “Ridivita”, hanno richiesto un incontro alla Regione Lazio – i cui rappresentanti finora non si sono espressi sulla vicenda – e una memoria alla procura della Repubblica di Roma, in cui illustrano tutti gli aspetti che, a loro avviso, sarebbero poco chiari. Progettato per ospitare, a regime, 30 posti letto, il centro attualmente ne ha attivati soltanto 8 tra mille difficoltà e l’impossibilità, secondo quanto riferito dalle famiglie dei ricoverati, di garantire terapie essenziali per il tipo di patologie assistite.