Una legge per il diritto alla salute

“Un atto utile per il servizio sanitario regionale e per le professioni”. E’ questo il commento all’unisono cui ha fatto seguito la presentazione della proposta di legge n. 271 “Norme per la valorizzazione delle professioni sanitarie e sociali”, illustrata lo scorso 19 novembre alla Pisana dai consiglieri firmatari Francesco Pasquali, Raffaele D’Ambrosio, Enzo Foschi, Mario Mei e Rocco Pascucci. Un progetto bipartisan, studiato per adeguare l’organizzazione del lavoro nelle Asl e negli ospedali alla evoluzione tecnico-scientifica e all’aziendalizzazione che, sotto la scure del piano di rientro sembra perdere colpi progressivamente. Infermieri, tecnici, assistenti sociali potrebbero disporre, a legge approvata, di una opportunità in più: la carriera dirigenziale a tempo indeterminato con l’inserimento in unità organizzative complesse (o semplici) strutturate in base alle esigenze aziendali. Servizi ad hoc e  relative funzioni sono previsti per l’assistenza infermieristica e ostetrica, la diagnostica strumentale e tecnico-assistenziale, la riabilitazione, la prevenzione e il servizio sociale. Una organizzazione curata nei minimi dettagli, ripartita tra ospedale e territorio, con aree distinte e robusti programmi di formazione ed educazione alla salute, questi ultimi con i tecnici della prevenzione in prima linea. Nuova linfa alla figura di assistente sociale, articolata in tre aree: distrettuale, di salute mentale e della formazione con la creazione di una Consulta regionale delle professioni mediche, sanitarie e sociali, quale organismo tecnico in materia di organizzazione, programmazione sanitaria  e pareri sui provvedimenti normativi. Un lungo cammino, quello dei professionisti dell’assistenza, iniziato con la legge 251 del 2000 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della prevenzione, riabilitazione e ostetriche”, tesa a conferire responsabilità e autonomia a figure basilari dell’assistenza. La possibilità di una maggiore integrazione con gli altri professionisti della sanità e con l’organizzazione dipartimentale, in linea con quanto avviene in Europa e il coinvolgimento, attraverso la Consulta, di rappresentanti degli Ordini, dei Collegi, delle professioni, delle organizzazioni sindacali, delle aziende sanitarie pubbliche e delle realtà assistenziali private.

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