Una turbina nel cuore e si torna alla vita
Nel linguaggio medico si chiama “protocollo di destination therapy dello studio multicentrico europeo”, in realtà si tratta di un dispositivo che consente di impiantare direttamente nel cuore di pazienti gravemente scompensati ventricoli artificiali permanenti, ovvero microturbine in grado di supportare il flusso sanguigno del muscolo più importante in modo permanente. E’ una delle specialità del San Filippo Neri di Roma, ospedale nel quadrante nord della capitale che vede nella Cardiochirurgia uno dei punti di forza e di eccellenza professionale.
L’inserimento dei ventricoli non è una soluzione tampone in attesa di trapianto ma si connota per essere una modalità di assistenza circolatoria definitiva, consentendo ai cardiopatici – altrimenti condannati a una scarsissima qualità di vita – di tornare a una esistenza accettabile potendo perfino andare in bicicletta. “Per tale progetto – spiega Domenico Alessio, direttore generale aziendale – chiediamo alla Regione Lazio un sostegno sotto forma di rimborso del dispositivo come avviene in Germania e in Francia. Ciò consentirebbe di programmare le attività cliniche e la ricerca, altrimenti impossibili con i residui fondi aziendali”. Le cifre dell’insufficienza cardiaca terminale sono severe nel nostro Paese. 170 mila sono i soggetti afflitti da scompenso refrattario, con previsione di raddoppio entro il 2030 mentre il numero dei trapianti con i potenziali donatori, dopo un picco negli anni Novanta è calato ai livelli del decennio precedente. Una tendenza che deve far riflettere e incoraggiare prevenzione e cura, con indubitabili ripercussioni positive sul sistema sanitario, grazie ai minori costi sopportati sconfiggendo patologie insidiose