“Usca-r e falle della medicina territoriale”

Non si spegne l’eco delle polemiche provocate dalla disorganizzazione nella assistenza territoriale ai malati di Covid-19 nel Lazio. A esprimersi, il presidente dell’Ordine dei medici di Roma Antonio Magi che in una nota ha dichiarato: “l’esposto presentato da alcuni sindacati dei medici di medicina generale, mette sotto i riflettori le falle del sistema organizzativo e gestionale della medicina territoriale nel Lazio. Falle legate a scelte che inevitabilmente si ripercuotono sull’attività quotidiana dei colleghi che operano all’interno del Ssn”. Nei giorni scorsi la vittoria del ricorso al Tar avverso la Regione Lazio da parte di alcuni sindacati medici ha scatenato vivaci contraddizioni all’interno della categoria, tra l’opinione pubblica e nei confronti della Regione stessa. I camici bianchi sono stati messi sotto la lente di ingrandimento, come professionisti che avrebbero “rifiutato di andare a visitare i pazienti a casa” ma le cose non stanno proprio così e su questo punto, è proprio Magi a precisare che: “è lo stesso presidente della Fnomceo, Federazione nazionale dei medici Filippo Anelli a voler fare chiarezza sul ruolo e sull’utilità delle Usca (team di medici e infermieri per visite domiciliari, ndr) nel Lazio, a seguito del ricorso al Tar Regionale da parte di alcune organizzazioni sindacali, una scelta che condivido”. Il presidente rende nota la condizione in cui si sono trovati molti medici di famiglia a causa dell’emergenza provocata dalla pandemia: “I medici – continua ancora la nota del responsabile Omceo Roma – sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dalla pandemia da Covid che da settembre ad oggi ha colpito, infettandoli, più di 20mila operatori sanitari tra colleghi e infermieri. Molti di questi sono i medici di medicina generale lasciati spesso senza protezioni, con gli ambulatori scoperti per i quali a volte non si riesce a trovare sostituti”. I compiti a cui gli stessi sono stati chiamati nel Lazio, avrebbero dovuto essere svolti dalle Usca che in questa regione hanno assunto un’altra sembianza: sono diventate Usca-r, con la erre finale, per una interpretazione “estensiva” del decreto legge nazionale che le ha istituite a marzo e invece di assolvere ai compiti assistenziali presso il domicilio dei malati, le unità di assistenza del Lazio si sono recate nelle comunità come le residenze sanitarie assistenziali, gli istituti penitenziari e i drive-in per eseguire i tamponi, invece di farli a domicilio dei malati, come prevede l’articolo 8 del decreto legge numero 14 del 9 marzo 2020. Per questa e altre motivazioni, i magistrati amministrativi del Tar Lazio non hanno esitato a dare ragione ai medici di famiglia, contro la Regione che non avrebbe attuato il dettato legislativo. Medici uniti quindi, sia livello nazionale che in ambito romano, per allontanare il danno di immagine provocato da una parte dei media e “per una battaglia di civiltà a difesa della salute”.  

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