Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’intervento della presidente Silvia Vaccari all’evento presso l’Arcispedale sant’Anna di Cona, Ferrara:

 

È trascorso ormai qualche anno dal giorno in cui, nel corso del Forum Risk Management, i professionisti sanitari hanno deciso, insieme, di eliminare l’appellativo di ‘paziente’ dal proprio gergo, a favore della parola ‘persona’. È la persona, infatti, nella sua individualità e unicità, con i suoi particolari bisogni, ad essere al centro del lavoro quotidiano di ogni professione sanitaria. Questo concetto è strettamente connesso all’importanza i codici deontologici, che pure rappresentano il cuore di ogni professione sanitaria. Per chi, come me, tra i professionisti sanitari si occupa di sicurezza delle cure, il codice deontologico rappresenta un tassello fondamentale del profilo professionale per la valutazione di determinati eventi. Il codice deontologico ha, dunque, un peso sia nell’esercizio quotidiano della professione, che negli aspetti giuridici annessi. Il codice deontologico nasce dalla nostra identità, da ciò che siamo, dal nostro senso di appartenenza. È la testimonianza di ciò che ogni professionista sanitario vuole essere nei confronti delle persone di cui si prende cura. Altra parola al centro dei codici deontologici delle nostre professioni, di cui, tuttavia, si parla poco, è la solidarietà: non solo nei confronti delle persone che hanno bisogno del nostro aiuto, ma anche e soprattutto fra noi sanitari. Solidarietà, dunque, tra i professionisti e tra le professioni. Tante attività che svolgiamo, infatti, sono rese possibili proprio grazie ad una sinergia tra diversi i profili professionali. Ne è un esempio il protocollo d’intesa per il sostegno alle fragilità che stiamo portando avanti con gli assistenti sociali, progetto al quale spero che possano offrire il loro prezioso contributo anche le professioni sanitarie che afferiscono alla Federazione nazionale Ordini Tecnici sanitari, di radiologia medica, delle professioni sanitarie e prevenzione (Fno Tsrm Pstrp). Perché, come ripeto di consueto, da soli non si va da nessuna parte.

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