Vaccari, Fnopo: “Si celebrazioni ma più prevenzione”
Giornata dell’Endometriosi, la presidente delle Ostetriche esorta a una maggiore sensibilizzazione
Giornata mondiale dell’Endometriosi: monumenti illuminati di giallo il 28 marzo, in molte città italiane per la “Chiamata all’azione” volta a far luce sulla patologia, tanto diffusa ma poco conosciuta. In Italia sono circa un milione e 800mila i casi diagnosticati, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità. Cifra sottostimata ma vicina alla realtà, grazie al Registro epidemiologico stilato dallo stesso istituto, in collaborazione con l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Burlo Garofolo. A un numero attendibile si arriverà, contestualmente alla consapevolezza sulla malattia da parte di clinici e della popolazione, considerato che oggi, in media, alla diagnosi corretta si arriva dopo sette anni. In occasione della giornata dedicata, numerose sono state le iniziative proposte dalle strutture sanitarie: porte aperte negli ospedali, incontri formativi, consulenze gratuite “con una nutrita partecipazione di Ostetriche e Ostetrici – sottolinea la presidente della Fnopo, Federazione degli Ordini della professione Silvia Vaccari, da poco riconfermata al vertice – professionisti che hanno un ruolo cruciale sia nella fase di consulenza, spiegando cos’è l’endometriosi e qual è la sua evoluzione, che durante la visita ginecologica, accanto al medico specialista. Resta fondamentale il contributo dell’Ostetrica, anche a diagnosi avvenuta, per indirizzare la donna verso i centri di assistenza e cura territoriali nonché verso trattamenti integrativi come corsi di yoga, supporto alimentare e psico-emozionale”. La patologia, come dimostrano evidenze scientifiche, oltre alle cure farmacologiche può essere affrontata con trattamenti complementari, quali il progetto Endogym, ideato per valutare i diversi benefici derivanti dalla pratica dello yoga sul dolore pelvico cronico, quello relativo ai muscoli e alla fascia (miofasciale), dispareunia (dolore nel rapporto sessuale) nel contesto del trattamento a scopo antidolorifico del pavimento pelvico, come illustrato dalla presidente Vaccari, che elenca i sintomi della patologia cronica: “spasmi pelvici intensi, dolore durante i rapporti sessuali, alla minzione o alla defecazione, stanchezza e gonfiore addominale”. Una condizione particolarmente invalidante che, se non diagnosticata e non trattata adeguatamente può essere causa di infertilità. Secondo Vaccari, per il ritardo diagnostico o la mancata diagnosi, possono essere individuate due cause principali: “Da un lato la poca conoscenza tra i clinici, dall’altro la reticenza di molte donne che non raccontano il dolore percepito, ritendo che per una donna sia ‘normale’ provarlo – spiega la presidente – nel dolore non c’è nulla di fisiologico, soprattutto quando è talmente acuto da compromettere la vita di tutti i giorni”. Per questo, insieme a una rete assistenziale, occorre promuovere campagne di sensibilizzazione per ragazze e giovani donne, a partire dalle scuole, per arrivare ai presidi sanitari territoriali. Da non sottovalutare inoltre, l’incidenza dovuta a fattori ambientali, secondo uno studio dell’Istituto superiore di sanità, che induce ad attivare sistemi di sorveglianza epidemiologia integrati al monitoraggio ambientale. Azioni a tutela della salute delle donne, perché le ricorrenze in tal senso, secondo Vaccari “non rimangano giornate celebrative ma pongano la prevenzione come priorità nell’agenda politica e per le professioni sanitarie e sociosanitarie”.