Villa Tiburtina, incursione nella riunione carbonara
“Assistenza di prossimità: non si può fare senza il coinvolgimento attivo della comunità a cui è rivolta”. Forti di questa convinzione, i rappresentanti del comitato “Riapriamo Villa Tiburtina”, in lotta da due anni per la riattivazione di quello che a Roma era un punto di riferimento sanitario con tutti i crismi, hanno fatto irruzione giorni fa nel circolo Pd di Pietralata, in cui si svolgeva una riunione sulle case di comunità e assistenza territoriale riservata a funzionari di partito e pochi intimi. Tra questi, il presidente del IV municipio Massimiliano Umberti e l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, a cui i cittadini sono riusciti a strappare la promessa di un incontro a breve termine, per dibattere sulla sorte della ex struttura sanitaria, attiva dal 1970 come sede distaccata del Policlinico Umberto I a vocazione pneumologica. Ampio il bacino di utenza che fruiva dei servizi del presidio di via Casal de’ Pazzi, tra cui Fisiopatologia respiratoria, Neurologia, Neuropsichiatria, Pediatria, una Chirurgia ben organizzata che sopperiva alla mancanza di un grande ospedale nelle vicinanze e numerosi ambulatori. L’edificio, donato all’Università “La Sapienza” di Roma a fine anni Sessanta, attraverso la fondazione Eleonora Lorillard Spencer Cenci, nel 2008 è stato vittima dei tagli progressivi operati dalla Regione Lazio che hanno contribuito allo smantellamento della struttura con la soppressione dell’ambulatorio della Asl Roma B – attualmente Roma 2 – che qui aveva ricavato un presidio. Con l’emergenza Covid si è fatta sentire la carenza di strutture sanitarie territoriali ma non per questo la Regione Lazio ha ceduto. Anzi, in tutto questo tempo, secondo i rappresentanti del comitato le istituzioni avrebbero tentato in mille modi di “disattendere gli impegni presi, evitando di assumersi le responsabilità politiche che il loro ruolo gli imporrebbe”, è scritto in un duro comunicato seguito all’ennesimo flop di un incontro previsto in municipio. Ma i cittadini non sono stati fermi: la loro reazione all’inerzia istituzionale, è scaturita nell’ascolto dei residenti, attraverso l’apertura dello “Sportello sanitario”, la raccolta di oltre 3000 firme e la somministrazione di un questionario per programmare le attività di una futura “Casa della comunità” che dovrebbe trovare la sede nella villa abbandonata da anni. Dopo anni di mobilitazioni, presidi, cortei, note e richieste varie, i cittadini per farsi sentire hanno dovuto far ricorso a rimedi estremi, come l’inaspettata presenza nella riunione “carbonara”. Alla iniziale sorpresa dell’assessore D’Amato, che ha dichiarato di non aver mai avuto contezza del comitato, è seguito l’ulteriore stupore per la prontezza dei “guastatori” che, a futura memoria, hanno ripreso l’irruzione nel circolo degli iniziati con un telefonino così da lasciare, tra i ricordi di tutti i presenti, traccia indelebile della loro ormai storica battaglia.