Ė invalido civile al 100%, in cura in un centro specializzato per disturbi psichici ma questo non gli ha impedito di aggredire un medico della direzione sanitaria del Policlinico di Milano. L’uomo, 56 anni, residente in Brianza, era in visita alla mamma ricoverata e durante un colloquio informativo sulle condizioni della donna, senza una apparente ragione, si è scagliato contro il sanitario provocandogli la frattura multipla e scomposta del femore. L’episodio risale al 19 luglio e, considerata la periodicità delle aggressioni a medici e infermieri non fa quasi più notizia – trattato in trafiletti sui quotidiani – salvo il fatto che questa volta non si è trattato di un utente spazientito dall’attesa in pronto soccorso ma la violenza è esplosa all’interno di un reparto di degenza mentre il medico spiegava le condizioni di salute della degente al congiunto. Per questo, si ritiene che la situazione sia ormai fuori controllo, come evidenzia il segretario nazionale Ugl Salute Gianluca Giuliano, che in una nota denuncia: “Le lacrime per operatori sanitari uccisi mentre svolgevano il loro lavoro al servizio dei cittadini le abbiamo, purtroppo, già versate. Eppure, ogni giorno dagli ospedali di tutta Italia escono bollettini di guerra in seguito alle aggressioni, insensate e violente, che continuano a subire”. Nel mese di dicembre Milano fu teatro dell’omicidio del dottor Giovanni Falcetto, rammenta il sindacalista, ricordando il periodo della pandemia e i sacrifici a cui sono andati incontro gli operatori sanitari in prima linea contro il virus. “Piuttosto che ricevere i giusti riconoscimenti, le gratificazioni adeguate alla loro professionalità e lavorare in ambienti protetti – continua il comunicato di Giuliano – i sanitari rischiano ogni giorno la vita, quasi si trovassero a combattere una guerra in trincea. Il tema della sicurezza rimane per noi una priorità assoluta come abbiamo anche sottolineato recentemente al ministro della Salute Orazio Schillaci”. Dal ministero di recente, è arrivato l’annuncio del potenziamento dei posti di polizia negli ospedali più problematici, con 189 postazioni già attive o in fase di allestimento, grazie a un accordo tra il dicastero della Salute e quello dell’Interno ma, evidentemente, neanche tale disposizione attenua il fenomeno. Per questo, Giuliano ritiene si debba agire sul piano culturale, mettendo in atto una pervasiva campagna di sensibilizzazione su tv, radio e giornali nazionali “che responsabilizzi i cittadini sul ruolo sociale svolto dai professionisti della sanità nell’esercizio delle loro funzioni”.

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