Visite ed esami, si recupera di sera e nel fine settimana

Covid-19: nel Lazio sono quasi mezzo milione le prestazioni sanitarie sospese, causa emergenza virus.  Malati cronici, pazienti cardiologici, oncologici o semplicemente bisognosi di visite, esami e controlli hanno dovuto rinunciare, causa la chiusura di ambulatori e servizi, tanto da far dichiarare a qualcuno che entro breve potremmo assistere a “morti per una epidemia di tumore” più che per la pandemia. In tanti, pur avendo prenotato attraverso il Recup, sistema centralizzato di Asl e ospedali del Lazio, sono in attesa di una visita o un esame rinviato a data da destinarsi. Il 3 giugno dovrebbe ripartire tutto e dall’assessorato alla sanità si parla di recuperare i tempi attraverso le cosiddette “prestazioni aggiuntive”, che consentirebbero ad Asl e ospedali il prolungamento degli orari oltre il turno normale, con l’attivazione degli ambulatori nei fine settimana e giorni festivi. Alle difficoltà causate dalle lunghe liste di attesa, si sommano quindi le richieste accumulate in più di due mesi. Secondo le direzioni aziendali e gli operatori è una strada impervia, in quanto le prestazioni aggiuntive, fornite da medici e infermieri fuori dall’orario di servizio, per un ammontare massimo mensile di 15 o 20 ore pro capite, sarebbero insufficienti per recuperare tutto il pregresso. Abbandonata l’idea degli straordinari che non vengono più pagati, si tenta di applicare normative che prevedono rigidi paletti, visti dagli operatori sanitari come un pannicello caldo che certo non risolleverà le sorti della nostra sanità pubblica, che non naviga in buone acque. Il servizio fino a tarda sera e nel fine settimana è un esperimento già tentato in passato per alleggerire le liste di attesa – all’epoca non gravate da mezzo milione di assistiti “rinviati” a data da stabilire – che non ha dato i risultati sperati. La direzione della sanità regionale in ogni caso sembra non essersi posta il problema, visto che ha trasmesso a tutti i direttori generali le linee guida per la ripresa, confidando nel lavoro extra orario che dovrebbe sopperire, oltre al consistente arretrato, a una cronica carenza di personale a tutt’oggi irrisolta.

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