Forlanini ceduto al Bambino Gesù? La trattativa, più o meno segreta, sembra andare avanti ma qualcuno chiede di saperne di più perché la comunicazione, rispetto a questo argomento, è pari a zero. Si fa avanti l’opposizione che fa il suo lavoro, non quella appiattita di fronte a un progetto ideato, guarda caso, proprio da un esponente del centrosinistra quando la coalizione era maggioranza nella giunta Zingaretti. La proposta dell’allora assessore alla Sanità Alessio D’Amato  di cedere allo Stato Vaticano i 13 ettari del Forlanini all’irrisoria cifra di 70 milioni non sembra filare liscia come l’olio e forse, la sconfitta nella sfida alla presidenza del Lazio con Rocca, poteva essere un segnale. Sebbene si tenti di accreditarla come soluzione ideale, la consapevolezza di rinunciare a un complesso che potrebbe assolvere a moltissime emergenze sociosanitarie della popolazione fa sollevare più di qualche dubbio e la consigliera regionale Alessandra Zeppieri, del “Polo progressista Sinistra ecologia”, ha riassunto nella interrogazione numero 22, depositata il 9 agosto scorso alla presidenza del parlamentino della Pisana, tutte le perplessità che comporterebbe la cessione all’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù. La struttura “opera in virtù della sua natura extra-territoriale attraverso accordi tra lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano al di fuori dalla normativa regionale in materia di autorizzazione accreditamento”, è scritto sull’atto e l’operazione avrebbe un costo totale stimato di circa 500 milioni di euro. Una cifra considerevole, tenuto conto che più o meno allo stesso costo si potrebbero realizzare due ospedali ex novo, chiavi in mano, consumo di suolo permettendo. Soprattutto, è da considerare il vincolo storico-ambientale apposto il 18 febbraio 2015 dal ministero dei Beni culturali – direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio – con cui il complesso, ai sensi del “Codice dei Beni culturali” decreto legislativo 42 del 2004, è considerato di “interesse storico-artistico” ai sensi dell’articolo 10 della stessa normativa e “conseguentemente sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel predetto decreto”. Una salvaguardia più volte invocata dall’associazione di tutela Italia Nostra, che non consentirebbe inadeguate previsioni progettuali, volte all’ammodernamento dell’edificio, richiesto dalle attuali esigenze assistenziali. A chi gioverebbe quindi, tale trasferimento? La consigliera rammenta nella interrogazione, tutti i provvedimenti di giunta – le delibere 61 del 2020, la 72 del 2021 e infine la 532 del 2022 – con cui si stabilisce che, proprio all’interno di ex edifici Ipab o strutture pubbliche dismesse, si debbano realizzare 20 Rsa per 1000 posti a gestione pubblica e, proprio nel Forlanini 80 posti residenziali di cui 20 destinati ai disturbi cognitivo comportamentali gravi  quali demenze, Alzheimer e similari, sulla base dell’accordo siglato con i sindacati il 30 settembre 2020 https://www.sireneonline.it/wordpress/rsa-pubbliche-1000-posti-in-piu-siglato-il-protocollo/. Sottolinea Zeppieri, l’opportunità di collocare tali strutture assistenziali in prossimità di due affidabili poli sanitari, il San Camillo e lo Spallanzani e, soprattutto, evidenzia come “La Regione Lazio pur sotto piano di rientro sostiene enormi spese per fitti passivi di sedi e funzioni regionali, nonché di alcuni importanti servizi della Asl Roma 3 e dell’Azienda Ospedaliera San Camillo, che potrebbero trovare la loro sede ideale all’interno del complesso Carlo Forlanini, con grande risparmio per le casse regionali, contribuendo in modo significativo a ridurre le liste di attesa”. Per non parlare della mobilitazione ultradecennale dei cittadini e comitati del territorio che “si battono perché la struttura del Forlanini rimanga di proprietà pubblica, venga recuperata e restituita alla sua vocazione sanitaria e sociosanitaria, salvaguardando l’unità architettonica del complesso e valorizzandone il patrimonio culturale, museale e naturale”, è scritto bianco su nero attestando che, per quanto condivisibile e nobile l’intento di favorire l’assistenza dei più piccoli, ci sono altrettante emergenze territoriali ed epidemiologiche che attendono risposte da decenni. Per questo, nell’atto consiliare, si interroga la presidenza regionale e gli assessorati competenti per sapere “quali sono i reali intendimenti dell’amministrazione regionale e quali interlocuzioni istituzionali sono state avviate con gli enti interessati”. Soprattutto, si vuole sapere se “si intende confermare i progetti, gli impegni presi e gli investimenti strutturali previsti relativamente al complesso ospedaliero Carlo Forlanini a partire da quelli finanziabili coi fondi Pnrr per potenziare le strutture del Servizio sanitario regionale a gestione pubblica, realizzare la Rsa e la Casa della salute, ridurre le spese per fitti passivi, razionalizzare l’offerta di servizi sanitari, abbattere le liste d’attesa e restituire finalmente alla cittadinanza, al territorio, all’utenza il Forlanini bene comune a proprietà e gestione pubblica come richiesto da anni dai comitati dei cittadini, dalle associazioni, dai sindacati e dagli operatori”. Argomentazioni che, supponiamo, costituiscono motivo di profonda riflessione per il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, considerato che, a tutt’oggi, l’interrogazione non ha ancora ricevuto risposta. (Nella foto: il presidente Francesco Rocca)

Interrogazione di Zeppieri (Polo progressista). Scoperto un vincolo dei Beni culturali

 

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